Nicoletta Luciano, U.O. di Reumatologia e Immunologia clinica, IRCCS Humanitas Research Hospital, Rozzano (MI)
La lombalgia è uno dei motivi più comuni per cui i pazienti afferiscono agli studi medici e rappresenta una delle principali condizioni che portano a disabilità e limitazione nello svolgimento delle normali attività quotidiane.
Il dolore lombare può essere classificato in:
- “specifico” quando il meccanismo fisiopatologico alla base è ben individuabile e riconosciuto
- “aspecifico” se la causa alla base del dolore non è riconoscibile.
Il dolore specifico a sua volta può essere distinto in spinale e non spinale. A causare la lombalgia di origine spinale sono in prevalenza le patologie del rachide con impegno radicolare, prime tra tutte le discopatie e le stenosi del canale lombare; meno di frequente alla base di questo tipo di dolore troviamo le fratture vertebrali, le neoplasie, le spondilodisciti infettive e le spondiloartriti sieronegative. Il dolore lombare specifico non spinale può esser invece causato da patologie dell’anca o degli organi pelvici (es. prostatiti o endometriosi), da patologie vascolari (es. aneurismi aorta addominale) o ancora da disordini sistemici.
Il dolore lombare aspecifico rappresenta circa l’80-90% di tutti i casi di lombalgia e presenta una genesi multifattoriale che chiama in causa aspetti biologici, psicologici e sociali; quali fattori di rischio infatti sono stati individuati:
- fattori fisici (es. stazione eretta prolungata, sollevamento carichi pesanti)
- fattori secondari ad uno stile di vita non sano (es. obesità)
- fattori psicologici (es. depressione)
- pregressi episodi di dolore lombare.
In questi casi si tratta di una diagnosi di esclusione che tenga conto anche delle cosiddette red flags (es. storia di traumi o neoplasie, immunodepressione, storia di assunzione cronica di steroide, febbre persistente o calo ponderale inspiegato). In generale per pazienti affetti da questo tipo di lombalgia non è indicato eseguire di routine indagini strumentali (es. RM o TC rachide), in quanto numerosi studi clinici hanno evidenziato una scarsa correlazione tra i dati di imaging e l’andamento del dolore nel tempo.
Nell’approccio a questi pazienti uno degli aspetti più importanti è invece la stratificazione prognostica, ovvero l’individuazione di quei casi potenzialmente più a rischio di cronicizzazione della sintomatologia dolorosa che potranno risentire in maniera più significativa di un’influenza sulla propria qualità della vita; tra i fattori prognostici negativi in tal senso, ritroviamo gran parte degli stessi fattori di rischio fisici e psicologici sopra elencati. Per tale motivo sono stati elaborati degli score, oggi in fase di validazione, che tengano conto non solo dell’entità del dolore, ma anche di aspetti legati allo stato psicologico del paziente, quali il tono dell’umore e le sue aspettative riguardo ad una possibile evoluzione futura della lombalgia.
La complessa genesi del dolore lombare aspecifico comporta un’altrettanto complessa gestione terapeutica multidisciplinare, basata su trattamenti farmacologici sintomatici per ridurre la quota dolorosa ed approcci non farmacologici mirati all’educazione del paziente ad uno stile di vita sano, con terapie comportamentali, miglioramento dell’igiene del sonno e del tono dell’umore.
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