Partecipa al dibattito sulla sicurezza di questa classe di farmaci.
Nicoletta Luciano, U.O. di Reumatologia e Immunologia clinica, IRCCS Humanitas Research Hospital, Rozzano (MI)
Carlo Francesco Selmi, U.O. di Reumatologia e Immunologia clinica, IRCCS Istituto Clinico Humanitas e Humanitas University, Rozzano (MI)
Nei pazienti con artrite reumatoide l’impiego degli anti-JAK si è dimostrato associato ad un maggior tasso di eventi tromboembolici rispetto ai farmaci bMARDs.
VERO
FALSO
Risposta esatta!
Risposta sbagliata. L'opzione corretta era VERO.
L’artrite reumatoide è caratterizzata da un’aumentata incidenza di eventi tromboembolici con un rischio di circa 2 volte superiore rispetto alla popolazione generale, indipendentemente dalla terapia in corso. Tale rischio aumenta in particolare nei casi di malattia attiva e non controllata.
Già nel corso dei primi studi registrativi di tofacitinib e baricitinib sono emerse le prime evidenze in merito ad un maggior tasso di eventi tromboembolici associato all’impiego di questi farmaci, tale da richiamare l’attenzione degli enti regolatori; successivi dati sui nuovi JAK di seconda generazione hanno confermato quello che sembra esser un effetto di classe, con incidenza di trombosi venosa profonda ed embolia polmonare maggiore rispetto alle popolazioni trattate con anti-TNFalfa.
Dati di real life provenienti dai registri e i successivi dati di safety a lungo termine pubblicati più di recente appaiono più rassicuranti, con tassi di incidenza di eventi tromboembolici bassi, seppure numericamente maggiori nei pazienti trattati con JAK inibitori rispetto a quelli trattati con gli anti-TNFalfa. Il rischio si è dimostrato inoltre correlare con l’età dei pazienti e con il numero di fattori di rischio CV concomitanti.
Nell’ottica di una terapia “personalizzata” e sempre più adattata al singolo paziente, questi dati ci confermano l’importanza di uno screening pre-terapia, come indicato dalle raccomandazioni EULAR riguardo all’impiego di JAK inibitori. Queste prevedono:
- screening dell’assetto lipidico al baseline ed ogni 3 mesi
- attenta stima del rischio tromboembolico prima di iniziare la terapia con valutazione dei fattori prognostici negativi principali, quali l’età >65 anni, l’obesità, una prolungata immobilità, una storia di disordini coagulativi ereditari o di condizioni di trombofilia acquisita, la concomitante terapia con COXIB o steroidi > 7,5 mg/dì, una storia di interventi di chirurgia maggiore. TAO in pazienti con eventi TE ricorrenti.
Bibliografia
- Molander V, et al. Risk of venous thromboembolism in rheumatoid arthritis, and its association with disease activity: a nationwide cohort study from Sweden. Ann Rheum Dis. 2021;80:169-175.
- Yates M, et al. Venous thromboembolism risk with JAK inhibitors: a meta-analysis. Arthritis Rheumatol. 2021;73:779-788.
- Nash P, et al. Points to consider for the treatment of immune-mediated inflammatory diseases with Janus kinase inhibitors: a consensus statement. Ann Rheum Dis. 2021;80:71-87.