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ImmunologiaMedicina InternaReumatologia

Terapia biologica nel trattamento dell’arterite a cellule giganti

Il caso di una donna di 73 anni sottolinea la necessità di disporre di alternative terapeutiche agli steroidi per la forma più comune di vasculite sistemica negli adulti.

Alessandro Tomelleri, U.O. di Immunologia, Reumatologia, Allergologia e Malattie Rare, IRCCS Ospedale San Raffaele, Milano

 

Una donna di 73 anni nota per una diagnosi di arterite gigantocellulare già in trattamento steroideo si presenta all’attenzione medica riferendo febbricola e astenia. Tali sintomi sono comparsi dopo che ha ridotto la dose di steroide a 7.5 mg di prednisone giornalieri. Gli esami evidenziano un rialzo dei valori di proteina C reattiva. Viene richiesta una PET con 18fluorodesossiglucosio, che mostra un significativo accumulo del tracciante in corrispondenza di aorta toracica ascendente, arco dell’aorta e arterie succlavie bilateralmente. Viene posta una diagnosi di recidiva di malattia e viene incrementata la dose della terapia steroidea; si decide però di introdurre un farmaco biologico a scopo steroido-risparmiatore.

L’inibizione dell’attività di quale delle seguenti citochine rappresenta una strategia terapeutica approvata per il trattamento dell’arterite gigantocellulare?
A. Interleuchina-6
B. Interleuchina-1
C. Tumor necrosis factor alpha
D. Interleuchina-23
E. Interleuchina-17
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