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Medicina InternaReumatologia

Epidemiologia dell’artrite reumatoide a livello globale

Dicembre 2022

Ampia variabilità geografica, incremento della prevalenza e dell’incidenza, riduzione della mortalità associata probabilmente dovuta alla sempre più accurata gestione dei pazienti.

Finckh A, et al. Nat Rev Rheumatol. 202218(10):591-602.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/36068354/

 

Andrea Picchianti Diamanti, U.O.C. Medicina Interna, Dipartimento di Medicina Clinica e Molecolare, Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant’Andrea, Roma

 

In questa interessante revisione della letteratura gli Autori hanno analizzato l’epidemiologia dell’artrite reumatoide (AR) a livello globale basandosi principalmente sui dati dello Studio Global Burden of Disease (GBD) del 2017, aggiornati con nuovi studi specifici dei singoli Stati.

La prevalenza globale dell’AR oscilla tra lo 0.27% riportato dal GBD e lo 0.46% descritto da una più recente meta-analisi del 2021.

La prevalenza dell’AR è inoltre piuttosto variabile tra le diverse aree geografiche, in particolare, sembrerebbe essere maggiore nei Paesi industrializzati e nelle aree urbane, piuttosto che nei Paesi in via di sviluppo e nelle zone rurali.

Il nord America e l’Europa sono infatti le aree in cui è riportata la prevalenza più elevata (0.38%/0.35%), mentre all’estremo opposto troviamo l’Oceania, l’Africa sub-sahariana e l’Asia (0.14%/0.13%/0.10%).

Il trend a livello globale indicherebbe inoltre un incremento nella prevalenza (7.4%) e nell’incidenza (8.2%) dell’AR negli ultimi trenta anni. 

Viceversa, il tasso di mortalità, soprattutto secondario al coinvolgimento cardiovascolare e polmonare è in chiaro decremento almeno nei Paesi industrializzati, cosi come si è ridotto il tempo intercorrente tra l’esordio dei sintomi e la diagnosi della malattia.

È evidente come questa osservazione possa riflettere il miglioramento nella gestione del paziente affetto da AR almeno nei Paesi sviluppati, con la possibilità di una diagnosi precoce e un intervento terapeutico più mirato ed efficace, nonché una maggiore conoscenza della malattia nella società. 

Le diversità epidemiologiche riscontrate a livello globale potrebbero essere legate a specifici tratti genetici/etnici predisponenti, ma anche a differenze nello stile di vita e nella prevalenza di noti trigger ambientali, che agiscono soprattutto a livello mucosale, quali il fumo di sigaretta, il regime alimentare (e quindi diversità nel microbiota orale e intestinale), l’obesità, l’inquinamento e alcuni agenti infettivi.

Conoscere la distribuzione dell’AR nelle diverse aree geografiche è essenziale per comprendere meglio il corso naturale della malattia e l’impatto dei fattori di rischio genetici e ambientali, anche al fine di intervenire con specifiche strategie preventive. 

Tuttavia, i dati di questi studi vanno presi con cautela in quanto certamente influenzati anche da numerose altre variabili socioeconomiche tra cui la differente possibilità di accesso alle cure sanitarie specialistiche e quindi agli strumenti diagnostici e terapeutici più moderni, nonché dall’aspettativa di vita nella popolazione generale.

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