Microorganisms. 2020;8(12):1989.
Andrea Picchianti Diamanti, U.O.C. Medicina Interna, Dipartimento di Medicina Clinica e Molecolare, Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant’Andrea, Roma
Negli ultimi anni sta emergendo in maniera sempre più chiara il ruolo rivestito dal microbiota intestinale ed orale nella patogenesi dell’artrite reumatoide. E’ stata infatti riportato da diversi Autori come i pazienti affetti da AR rispetto abbiano una riduzione della diversità microbica intestinale, nonché una ridotta rappresentazione di alcuni microorganismi commensali quali i Bifidobacteria e Bacteroides accompagnata ad un incremento di altri tra cui Prevotella copri spp, Escherichia coli, Mycoplasma fermentans, Proteus mirabilis, Colinsella, Faecalibacterium e Lactobacillus rispetto ai controlli sani. Inoltre, alcune di queste alterazioni sembrano correlare con l’attività della malattia ed essere parzialmente revertite dall’utilizzo della terapia biologica con inibitori del TNF-alfa.
Tra i fattori che possono influenzare il microbiota intestinale, le abitudini alimentari giocano un ruolo rilevante, come evidenziato dalle marcate differenze nella composizione e varietà del microbiota in popolazioni che seguono prevalentemente una dieta ricca di proteine animali, come quelle occidentali, rispetto a quelle di paesi meno industrializzati dove invece prevale il consumo di frutta e verdura.
In particolare, la dieta mediterranea ricca di polifenoli con azione anti-ossidante e anti-infiammatoria è considerata particolarmente salutare, ed è associata con un ridotta frequenza di malattie metaboliche, cardiovascolari e neoplastiche.
In questo studio gli Autori hanno analizzato il possibile ruolo protettivo della dieta mediterranea sull’attività di malattia di 60 pazienti affetti da AR e hanno ricercato eventuali correlazioni con la varietà/composizione del microbiota intestinale.
L’aderenza alla dieta mediterranea è stata valutata con uno specifico questionario standardizzato chiamato PREDIMED, l’analisi del microbiota è stata condotta tramite sequenziamento del DNA di nuova generazione; sono stati inoltre considerati i valori dei principali mediatori della flogosi (VES e PCR) e l’attività di malattia dell’AR attraverso il DAS28.
I risultati hanno evidenziato come i pazienti con un’elevata aderenza alla dieta mediterranea avessero livelli significativamente più bassi di infiammazione sistemica (PCR), associati ad una minore attività di malattia (DAS28), rispetto ai pazienti con aderenza bassa/moderata.
L’aderenza alla DM correlava inoltre con una composizione del microbiota intestinale più simile a quella dei controlli sani, con una significativa riduzione dei lactobacilli e una quasi totale assenza di prevotella copri.
Questi dati sono di grande interesse perché suggeriscono come la dieta mediterranea possa influenzare positivamente l’attività di malattia dei pazienti affetti da AR tramite un’azione protettiva sulla composizione del microbiota intestinale, ma devono essere confermati da ulteriori studi prospettici su ampie casistiche.