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Medicina InternaReumatologia

L’EULAR per i pazienti con artrite reumatoide “difficult to treat”

Giugno 2022

La definizione e le raccomandazioni per una gestione olistica e personalizzata di questi pazienti.

Andrea Picchianti Diamanti, U.O.C. Medicina Interna, Dipartimento di Medicina Clinica e Molecolare, Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant’Andrea, Roma

 

Nonostante i più moderni approcci terapeutici, una percentuale di pazienti affetti da artrite reumatoide non raggiunge una risposta soddisfacente.

Recentemente la task force dell’EULAR ha proposto una definizione e una serie di raccomandazioni per la corretta gestione di questa categoria di pazienti.

Un paziente può essere considerato difficult to treat quando soddisfa i seguenti criteri:

  • fallimento di almeno 2 farmaci immunosoppressori biologici o sintetici mirati (b/tsDMARDs) con un diverso meccanismo di azione, in pazienti non responsivi agli immunosoppressori convenzionali
  • presenza di almeno una delle seguenti condizioni: pazienti con attività di malattia quantomeno moderata secondo gli indici attualmente validati; segni (laboratorio o imaging) e/o sintomi di malattia attiva; impossibilità a ridurre il cortisone sotto i 7.5mg/die (prednisone o equivalenti); rapida progressione del danno radiografico; malattia ben controllata ma con sintomi che determinano una riduzione della qualità di vita
  • la gestione dei segni e/o sintomi è considerata problematica dal reumatologo e/o dal paziente.

In questi pazienti è particolarmente raccomandato un approccio olistico e il più possibile personalizzato.

Innanzitutto, è di estrema importanza considerare altre patologie che possono entrare in diagnosi differenziale o coesistere con l’artrite reumatoide ed influenzare negativamente la risposta terapeutica, quali la polimialgia reumatica, le artropatie da microcristalli, le sindromi paraneoplastiche e la fibromialgia. A questo scopo l’ecografia articolare può dare un contributo rilevante sia nella diagnostica differenziale che nell’intercettare ed eventualmente confermare la presenza di una sinovite attiva.

Dopo il fallimento di almeno due b/tsDMARDs è raccomandato l’utilizzo di un farmaco con un diverso meccanismo di azione utilizzato fino alla massima dose tollerata.

È inoltre essenziale ottimizzare l’aderenza del paziente coinvolgendolo attivamente nella scelta terapeutica e negli obiettivi della terapia stessa, anche attraverso l’utilizzo di programmi educazionali di self-management e sostegno psicologico.

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