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MIS-C: uno score di gravità per prevenire il ricovero in terapia intensiva

Maggio 2022

Presso l’Istituto G. Gaslini di Genova è stato adottato un protocollo terapeutico multi-step precoce aggressivo sulla base di 4 classi di gravità delle manifestazioni cliniche al momento del ricovero.

Front. Pediatr. 9:783745. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34988039/

Claudia BracagliaU.O.C. di Reumatologia, IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma

 

Nella primavera del 2020 è comparsa una sindrome infiammatoria multisistemica nei bambini (MIS-C) nei paesi maggiormente colpiti dal COVID-19. Una forte evidenza virale ed epidemiologica ha suggerito che SARS-CoV-2 fosse il trigger di questa sindrome. L’osservazione di un intervallo di tempo di 2-6 settimane tra il picco di SARS-CoV-2 e l’insorgenza della MIS-C ha dimostrato come il virus abbia agito da trigger di un processo infiammatorio post-infettivo.

La MIS-C è stata caratterizzata da un interessamento multi-organo più o meno grave. Quasi tutti i pazienti sono stati trattati con immunoglobuline endovena (IVIG) da sole o in combinazione con i glucocorticoidi. Nei casi più gravi e non responsivi, in particolare quelli caratterizzati da miocardite, sono stati somministrati farmaci modificatori della risposta biologica, in particolare gli inibitori del tumor necrosis factor (TNF) e dell’interleuchina-1 (IL-1).

Gli autori di questo lavoro hanno qui riportato la propria esperienza con un protocollo terapeutico basato su un trattamento precoce aggressivo multi-step in grado di controllare rapidamente il processo infiammatorio al fine di evitare il ricovero in terapia intensiva dei pazienti con MIS-C.

Tutti i pazienti che sono stati valutati all’Istituto G. Gaslini di Genova fra il primo aprile 2020 e il primo giugno 2021 e presentavano una MIS-C sono stati inclusi nello studio. In tutto sono stati arruolati 23 pazienti.

I pazienti sono stati inizialmente suddivisi in 4 classi di gravità definite sulla base delle loro manifestazioni cliniche al momento del ricovero (tabella 1), quali la gravità del coinvolgimento cardiaco, definita dall’ecografia e dai valori degli enzimi cardiaci, e/o la presenza di alterazioni di laboratorio suggestive di sindrome di attivazione macrofagica. 

In base alla classe di gravità i pazienti hanno seguito un protocollo terapeutico illustrato nella figura 1.

 

Tabella 1 Definizione di gravità del Gaslini per la MIS-C

 

Figura 1 Protocollo terapeutico antinfiammatorio multi-step per la MIS-C

 

Con l’applicazione di questo score di gravità, sei pazienti sono stati assegnati alla classe I, 9 alla classe II, 5 alla III e 3 alla classe IV. In accordo con questo, nelle prime 48 ore di ricovero 6 pazienti sono stati trattati solo con IVIG, 14 con IVIG più metilprednisolone endovena (alla dose di 2-3 mg/kg/die in 9 pazienti e boli da 30 mg/kg/die in 5 pazienti) e 3 con IVIG, metilprednisolone e anakinra. In 18 (78%) pazienti il trattamento, definito con questo score di gravità, ha prevenuto la progressione di malattia ed ha consentito di ottenere un rapido controllo della febbre, degli indici di flogosi e del coinvolgimento cardiaco. Nessun paziente è stato ricoverato in terapia intensiva o ha avuto necessità di ventilazione meccanica invasiva, circolazione extracorporea e supporto respiratorio e nessun paziente ha avuto necessità di terapia con inotropi.

Tutte le alterazioni cardiache sono regredite prima della dimissione eccetto in un paziente che ha presentato aneurismi coronarici multipli all’ultimo ecocardiogramma, due settimane dopo la terapia con IVIG. Tutti i pazienti sono stati dimessi dopo una media di 20 giorni di ricovero. Il trattamento si è dimostrato sicuro; infatti solo 3 pazienti hanno presentato ipertensione arteriosa transitoria dovuta alla terapia glucocorticoidea. Nessun paziente ha presentato infezioni correlate al trattamento.

Sebbene questi risultati siano limitati ad un piccolo gruppo di pazienti, sono molto favorevoli se confrontati con i dati presenti in letteratura che riportano una più elevata frequenza di ricoveri in terapia intensiva (60-80%), necessità di terapia con farmaci vasoattivi (12-47%) e ventilazione meccanica (5-49%). C’è da notare che in questi pazienti il ricovero ospedaliero e l’avvio della terapia antinfiammatoria sono stati molto precoci rispetto all’inizio dei sintomi.

Ovviamente questi risultati sono gravati da alcuni limiti, quali la natura retrospettiva dell’analisi, l’esiguo numero di pazienti, la mancanza di un gruppo di controllo e il breve outcome.

Quindi gli autori di questo lavoro suggeriscono che una terapia precoce ed aggressiva della MIS-C, con un trattamento modulato sulla gravità delle manifestazioni cliniche e rapidamente modificato in caso di inadeguata risposta terapeutica, può prevenire la progressione del processo infiammatorio evitando così la necessità di intensificare le cure e il ricovero in terapia intensiva.

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