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Pericardite ricorrente: le sotto-analisi dello studio RHAPSODY

Settembre 2021

Due sotto-analisi dello studio RHAPSODY mostrano la possibilità con rilonacept di sospendere la terapia anti-infiammatoria e corticosteroidea, pur evitando la comparsa di ricorrenze, e sottolineano l’importanza della risonanza magnetica cardiaca per la diagnosi di pericardite ricorrente.

J Am Coll Cardiol. 2021 May, 77 (18_Supplement_1) 1576.

J Am Coll Cardiol. 202 May, 77 (18_Supplement_1) 1302.

 

Antonio AbbatePauley Heart Center, Virginia Commonwealth University, Richmond, Virginia, USA

Alessandra Vecchié, Divisione di Medicina Interna, Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi, ASST Sette Laghi, Varese

 

La pericardite ricorrente è una delle complicanze più frequenti della pericardite acuta. Si presenta in circa il 15% dei pazienti dopo il primo episodio di pericardite acuta, specialmente se questa non è stata trattata appropriatamente con colchicina e/o se è stato avviato trattamento con terapia corticosteroidea. Come il primo episodio di pericardite acuta, anche le ricorrenze sono caratterizzate da dolore toracico intenso ed invalidante e richiedono pertanto il trattamento con anti-infiammatori. Spesso, inoltre, in caso di pericardite ricorrente viene avviata la terapia con corticosteroidi per fronteggiare lo stato di intensa infiammazione. Le linee guida consigliano una lenta riduzione della terapia anti-infiammatoria e corticosteroidea soprattutto per evitare la comparsa di ulteriori ricorrenze.

Lo studio RHAPSODY è un interessante trial clinico che ha dimostrato l’efficacia e la sicurezza del rilonacept  nel trattamento della pericardite ricorrente. Rilonacept è una proteina dimerica ricombinante composta dal recettore solubile di interleuchina 1 (IL-1), in grado di legare, e quindi di bloccare, sia IL-1α che IL-1β. I risultati principali dello studio sono stati presentati sul New England Journal of Medicine (N Engl J Med 2021;384:31-41), ma la grande quantità di dati prodotta è stata anche oggetto di sotto-analisi i cui risultati sono decisamente interessanti.

In Tapering and discontinuation of background therapies during the transition to rilonacept monotherapy in rhapsody, a phase 3 clinical trial of rilonacept in patients with recurrent pericarditis [J Am Coll Cardiol. 2021 May, 77 (18_Supplement_1) 1576], lavoro presentato alla sessione annuale dell’American College of Cardiology nel maggio 2021, gli autori analizzano le tempistiche di sospensione della terapia anti-infiammatoria, inclusa quella corticosteroidea, dopo l’avvio del trattamento con rilonacept. Degli 86 pazienti arruolati nello studio, 79 avevano un trattamento farmacologico per la pericardite in corso al momento dell’avvio della terapia con rilonacept. Tutti i pazienti che sono rimasti nello studio hanno potuto sospendere la terapia dopo circa 8 settimane, mantenendo quindi solo il trattamento con rilonacept in monoterapia, senza sviluppare ricorrenze.

Questo risultato è molto importante nella pratica clinica perché ha evidenziato come rilonacept non sia soltanto efficace e sicuro nel trattamento della pericardite ricorrente, ma come permetta di sospendere in tempi rapidi tutti i farmaci precedentemente assunti dal paziente per il controllo del dolore e dell’infiammazione, inclusi i farmaci corticosteroidei. Questo si traduce in una ridotta assunzione di farmaci da parte del paziente e quindi in una maggior compliance ed un minor rischio di eventi avversi.

Visto l’elevato rischio di ulteriori episodi dopo il primo evento di pericardite ricorrente, diversi studi hanno cercato di analizzare dei fattori che predicessero il rischio di sviluppare nuove ricorrenze. Negli ultimi anni in particolare, grande rilevanza ha assunto la risonanza magnetica cardiaca, sia per la diagnosi che per la prognosi della pericardite ricorrente. La risonanza magnetica cardiaca permetta la visualizzazione delle strutture cardiache con un ottima discriminazione spaziale, permettendo la visualizzazione del pericardio. Un aspetto particolarmente interessante per il clinico è la possibilità di modulare la terapia anti-infiammatoria sulla base del grado di infiammazione rilevato con la risonanza magnetica, in particolare con la misurazione del late gadolinium enhancment (LGE) a livello pericardico.

Cardiac magnetic resonance imaging for guiding decision-making on treatment duration: data from rhapsody, a phase 3 clinical trial of rilonacept in recurrent pericarditis (J Am Coll Cardiol. 2021 May, 77 (18_Supplement_1) 1302), è un’altra sotto-analisi del trial RHAPSODY, anch’essa presentata al convegno di maggio. In questo studio gli autori analizzano un sottogruppo di 25 pazienti che sono stati sottoposti a risonanza magnetica cardiaca prima di iniziare la terapia con rilonacept. L’esame includeva la misurazione del LGE al quale è stato dato un punteggio ed in base alla severità sono state create 4 categorie: severo, moderato, lieve, presente solo in tracce. Dei 25 pazienti analizzati, 14 sono stati randomizzati a placebo dopo un periodo di trattamento con rilonacept, mentre gli altri hanno proseguito con la terapia attiva. Nel gruppo trattato con placebo, 71% hanno avuto una ricorrenza, e il tempo mediano alla ricorrenza era di sole 4 settimane nel gruppo con LGE pericardico di grado moderato o severo, e di 11 settimane nel gruppo con LGE pericardico di grado lieve. Nessuno dei pazienti randomizzati a rilonacept ha invece avuto ricorrenza di pericardite.

Questa analisi sottolinea l’importanza della risonanza magnetica cardiaca nel percorso diagnostico della pericardite ricorrente, in particolare per la prognosi del paziente. Un LGE di grado maggiore è associato a maggior infiammazione e quindi ad un rischio di recidiva più precoce. Con la risonanza è quindi possibile identificare una sottopopolazione di pazienti con andamento clinico più aggressivo che verosimilmente beneficeranno di un trattamento più intensivo per poter spegnere in modo efficace l’infiammazione e scongiurare il rischio di ricorrenze.

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