Chest. 2020;158(6):2556-2567
Antonio Abbate, Pauley Heart Center, Virginia Commonwealth University, Richmond, Virginia, USA
Alessandra Vecchiè, Divisione di Medina Interna, Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi, ASST Sette Laghi, Varese
La pericardite acuta è la più frequente patologia del pericardio. Il trattamento si basa sull’utilizzo di farmaci anti-infiammatori e coloro che rispondono alla terapia presentano generalmente una prognosi favorevole. In alcuni casi, tuttavia, la terapia non è risolutiva ed il paziente presenta multiple riacutizzazioni (pericardite ricorrente). In altri casi si assiste alla comparsa di tamponamento cardiaco o di pericardite costrittiva. Ad oggi, non ci sono strumenti diagnostici che consentano di individuare precocemente i pazienti che svilupperanno complicanze.
Questo studio aveva tra i suoi obiettivi quello di caratterizzare meglio i pazienti ricoverati per pericardite acuta in un grande ospedale urbano nello stato della Virginia (Stati Uniti) e di individuare possibili fattori predittivi di outcome avverso.
I risultati della ricerca hanno evidenziato come su 240 pazienti ricoverati per pericardite acuta tra il gennaio 2009 ed il novembre 2018, 82 (34%) hanno sviluppato almeno un outcome avverso durante il follow-up, a dimostrare come la pericardite acuta non sia una patologia benigna come si è portati a credere. Nel 53% dei casi la pericardite era idiopatica e i pazienti con questo tipo di pericardite hanno avuto una maggior incidenza di ricorrenze e di fallimento della terapia rispetto a coloro che hanno sviluppato una pericardite in seguito a danno cardiaco (post-cardiac injury pericarditis).
Un altro risultato interessante dello studio è il riscontro di una più bassa incidenza di eventi avversi (in particolare di pericardite ricorrente) nel gruppo di pazienti con livelli più alti di troponina I, a differenza di quanto abitualmente osservato per le altre patologie cardiache. Il riscontro di troponina I elevata indica il coinvolgimento del miocardio nel processo infiammatorio. La ridotta incidenza di ricorrenze in questo gruppo potrebbe essere legata ad una diversa distribuzione dell’infiammazione (miocardio vs. pericardio) associata ad un minor rischio di persistenza della stessa e quindi ad un minor rischio di recidive.
Da segnalare la presenza di una buona percentuale di Afro-Americani (42%) abitualmente poco rappresentati negli studi sulla pericardite acuta poiché la maggior parte di essi è stata condotta in Nord Europa ed in Italia.
Infine, interessante risulta anche la metodologia con cui è stata condotta la ricerca, che ha sfruttato la tecnologia TriNeX, un network ramificato ed efficiente che permette di individuare i pazienti con caratteristiche cliniche/diagnosi predefinite. Per aumentare l’accuratezza diagnostica le cartelle elettroniche così individuate sono state poi revisionate da un team di medici in modo da includere nelle analisi solo i pazienti con i criteri diagnostici della pericardite acuta secondo le linee-guida dell’ESC del 2015.
Questo lavoro fornisce tasselli importanti per migliorare la caratterizzazione dei pazienti con pericardite acuta, ma ulteriori studi sono necessari per migliorare la capacità diagnostica e, conseguentemente, quella terapeutica.