Front Immunol 2021;12:740249.
Andrea Picchianti Diamanti, U.O.C. Medicina Interna, Dipartimento di Medicina Clinica e Molecolare, Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant’Andrea, Roma
I pazienti affetti da malattie autoimmuni reumatologiche tra cui l’artrite reumatoide (AR) presentano un aumentato rischio infettivo a causa della intrinseca disregolazione del proprio sistema immunitario e soprattutto secondariamente alla terapia immunosoppressiva in atto. Per tale motivo sono stati inseriti tra le popolazioni aventi diritto ad un accesso prioritario alla vaccinazione anti-SARS-CoV-2.
Tuttavia, ci sono pochi studi nella letteratura internazionale e nessuno in Italia riguardo l’efficacia e sicurezza di tale vaccinazione in questa categoria di soggetti. In particolare, i dati riguardanti l’impatto della terapia immunosoppressiva sull’immunogenicità del vaccino sono ancora limitati e non univoci.
Gli Autori di questo studio hanno valutato la risposta immunitaria umorale e cellulo-mediata specifica, nonché la sicurezza del vaccino mRNA BNT162b2 in 35 pazienti affetti da AR in terapia con diversi farmaci immunosoppressori, utilizzando come gruppo di controllo 167 soggetti sani.
Prima della vaccinazione e due settimane dopo la seconda dose è stata analizzata la risposta umorale, attraverso il dosaggio degli anticorpi rivolti contro la porzione RBD della proteina Spike virale, e la risposta T specifica, tramite la produzione di interferone-gamma dopo stimolazione con peptidi della stessa componente proteica virale. Inoltre, è stata eseguita un’analisi citofluorimetrica per identificare la popolazione cellulare responsabile della produzione di interferone. Nei pazienti è stata infine valutata l’attività di malattia (DAS28pcr) e sono stati registrati eventuali eventi avversi al vaccino.
La terapia immunosoppressiva in atto è stata modificata secondo le indicazioni dell’American College of Rheumatology (sospensione di abatacept una settimana prima e dopo la prima dose; sospensione di methotrexate e inibitori di JAK una settimana dopo la prima e seconda dose).
Il 97% dei pazienti ha raggiunto un titolo anticorpale specifico protettivo, anche se significativamente inferiore rispetto ai controlli sani, in particolare nei pazienti in terapia con abatacept e con inibitori dell’IL-6. Un’adeguata risposta T mediata è stata invece raggiunta dal 69% dei pazienti contro il 100% dei soggetti sani, con valori significativamente inferiori nei pazienti che ricevevano anti-TNF-alfa, inibitori dell’IL-6 e abatacept. La produzione di interferone-gamma è apparsa essere mediata prevalentemente dai linfociti T CD4pos e CD8pos. Non sono state registrate riattivazioni di malattia né eventi avversi seri.
Pur essendo stato condotto su una piccola popolazione di pazienti, questo studio è di grande utilità nell’ottica di ottimizzare la sicurezza ed efficacia della vaccinazione anti-SARS-CoV-2 nei pazienti reumatologici.
Questi risultati dimostrano infatti che nella gran parte dei pazienti affetti da AR in cui viene eseguita una breve e mirata sospensione della terapia immunosoppressiva in concomitanza della somministrazione del vaccino anti-SARS-CoV-2, è presente un’adeguata risposta anticorpale e T mediata specifica, seppur inferiore rispetto ai controlli sani, associata ad un ottimo profilo di sicurezza.