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Malattie rarePediatriaReumatologia

Un test per la diagnosi rapida di febbre familiare mediterranea

Maggio 2021

Basato sull'inibizione della chinasi e sul monitoraggio della piroptosi e del rilascio di IL-1β, il test si è dimostrato in grado di discriminare con elevata sensibilità e specificità i pazienti con FMF dai controlli sani e dai pazienti con altre malattie autoinfiammatorie.

Ann Rheum Dis. 2021;80(1):128-132

Silvia Federici, U.O.C. di Reumatologia, IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma

 

La febbre familiare mediterranea (FMF) è una malattia autoinfiammatoria monogamica diffusa soprattutto nelle regioni del sud-est del Mediterraneo. Si caratterizza per episodi febbrili di breve durata (1-3 giorni) associati a sierositi con conseguente dolore addominale e toracico, artralgie e artrite. L’amiloidosi di tipo AA è una grave complicanza della malattia se non trattata. Il gene responsabile della FMF, MEFV, è stato scoperto nel 1997 ed è localizzato sul cromosoma 16. MEFV codifica per una proteina, la pirina, che svolge un ruolo fondamentale nel controllo dell’infiammazione.

Diversi criteri clinici sono stati proposti per la diagnosi di FMF che però deve essere confermata dal riscontro di mutazioni patogenetiche bialleliche sul gene MEFV.

In un terzo circa dei pazienti con sintomi compatibili con FMF lanalisi genetica non è però conclusiva per il riscontro di una sola mutazione in eterozigosi o per il dubbio significato clinico delle varianti riscontrate.

Per tale motivo recentemente il gruppo di Marco Gattorno ha proposto un nuovo set di criteri classificativi, basati sull’evidenza, che combinano i dati clinici con l’esito dell’indagine genetica in grado di classificare i pazienti con una ottima sensibilità e specificità. Tuttavia la disponibilità di un test di rapida esecuzione capace di identificare i pazienti con FMF potrebbe essere uno strumento molto utile nella pratica clinica per ridurre il tempo di diagnosi e permettere un precoce avvio di una adeguata terapia.

In questo lavoro, gli Autori sono partiti dalla recente dimostrazione che la defosforilazione della pirina innesca un’attivazione dell’inflammasoma e della conseguente risposta infiammatoria nei monociti dei pazienti con FMF e non nei monociti dei controlli sani. Su queste basi hanno ipotizzato che questa differente risposta poteva essere utilizzata per definire un test diagnostico in grado di distinguere rapidamente i pazienti FMF dai controlli sani o dai pazienti con altre malattie autoinfiammatorie.

Per dimostrare la validità della loro ipotesi hanno selezionato un gruppo di 67 pazienti con FMF, 71 donatori sani e 40 pazienti con altre malattie autoinfiammatorie e hanno dapprima misurato il grado di piroptosi (un fenomeno di morte cellulare legata all’attivazione dell’inflammasoma) nei monociti di pazienti affetti da FMF (omozigoti per varianti sicuramente patogenetiche  M694V e M694I) da altre patologie infiammatorie e in controlli sani.

A seguito dell’utilizzo di un inibitore della chinasi (UCN-01) si è assistito a una rapida morte cellulare nei monociti dei pazienti FMF che è stata molto più tardiva nei monociti dei pazienti affetti da altre malattie autoinfiammatorie o nei controlli sani (p <0,0001).

In questo primo esperimento il monitoraggio della morte cellulare durante 60 min di trattamento con UCN-01 è stato in grado di discriminare i pazienti affetti da FMF dagli altri pazienti con una sensibilità del 92,1% e una specificità del 97,5%. L’aggiunta del dosaggio di IL-1β (analisi biparametrica) ha ulteriormente migliorato la sensibilità e specificità del test raggiungendo una sensibilità del 100% e una specificità del 99%

Gli Autori hanno inoltre dimostrato che le risposte dei monociti attivati ​​da UCN-01 sono state influenzate dal numero di mutazioni a carico di MEFV in modo simile a quanto già dimostrato per i fenotipi clinici, permettendo al test di differenziare i pazienti omozigoti (M694V/M694V) dai pazienti portatori di una singola mutazione (M694V) e questi ultimi dai controlli sani.

Successivamente gli Autori hanno validato il test anche su un piccolo numero di pazienti portatori di varianti diverse, anche di incerto significato clinico, dimostrando differenze nella risposta dei monociti che riflettono l’impatto clinico delle varianti nei pazienti e stabilendo così un certa gerarchia di severità delle  varianti MEFV.

In conclusione il lavoro dimostra che un test funzionale, basato sull'inibizione della chinasi e sul monitoraggio della piroptosi e del rilascio di IL-1β, può diagnosticare accuratamente pazienti affetti da FMF (portatori di diversi genotipi) discriminandoli da controlli sani e da pazienti con altre malattie autoinfiammatorie e potrebbe essere utilizzato per diagnosticare rapidamente la FMF, con elevata sensibilità e specificità.

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